CAPITAN SCOREGGIA E MADAME PETO
Sceso che sono a terra al porto
con la nausea ferma che assalta
le viscere, desidero conforto.
Maleodorante e secca risalta
la mia figura sola tra la gente:
– Cos’è quest’olezzo schifoso e immondo?
Chi è che imputridisce l’ambiente?
Vi accorgete di me? Vi rispondo:
– Capitano di vascello Scoreggia,
arrivato al grado flatulente
grazie all’antica tromba che maneggia
da padrone, messa posteriormente.
– Oddio, che ribrezzo e sfrontatezza!
– Sia onesta, dama, non dirà mica
che non emette neanche una brezza
mattutina da imbrigliare a fatica?
– Giovanotto, non sia impertinente
e ingenuo! Quel che al risveglio succede
subito nella latrina capiente
strenuo svanisce. Quindi, come vede,
anche la sottoscritta è capace
di cotanto, ma non scioglie la lingua
per farsene vanto, caro nidiace
capitano che l’aria rimpingua.
– Chi siete voi signora che osate
insultarmi in tal maniera senza
presentarvi? La decenza abbiate
almeno di dirmi chi mi offre udienza.
– Caro giovane capitano, tu hai
iniziato il diverbio; sembri inquieto,
di mia iniziativa non avrei mai
incipiato. Il nome Madame Peto
ora soddisfa la tua curiosità?
– Grazie, Madame: un nome sì sereno
rallegra le viscere in attività.
Dopo mesi a navigare, il terreno
causa un malessere nostalgico
che richiama al mare, all’onda, alla spuma,
alle vele; un dolore mialgico
invade le membra e le frantuma,
il sale impasta la bocca, chiusa
ai sorrisi per il tempo intero
in nave. Ubriaca dalla cambusa
la ciurma si rallegra, ma invero
tutto è finto, illusione. Da tempo
non vedo un viso caro in grado
di alleviare la fatica anzitempo
e riscaldare l’intimo ghiado.
La sua prospettiva, cara signora,
è corretta: io sono abituato
ormai a star solo con le mie interiora
pure in compagnia. Neppure il fiato
malsano che emano mi contorce,
all’opposto lo rivendico segno
della mia presenza, un taglio di force
con il rimanente. Il suo disdegno
m’ha destato, mi ha ricordato
la maraviglia per l’altro odore,
per l’aspro miscuglio meticciato
che determina un molteplice umore.
Per questo, cara, a lei rendo grazie.
– Gentile Capitano di ventura
son costernata per le sue disgrazie!
Complessa è quella nostra natura
che ci avvicina a essere del mar gocce
e ci consiglia di stare uniti
per distruggere quelle ombrose rocce
che precludono all’onda i suoi miti.
Scritto da Capitan Scoreggia | @cap_scoreggia